Petizione popolare
Siamo talmente abituati, ormai, a veder scorrere immagini di guerre e sterminio che diventa perfino difficile farci caso. Molte delle armi usate per produrre quella distruzione, infatti, sono sperimentate nei poligoni sardi. Questo fa di noi, le prime vittime e primi complici di questa follia umana.
Petizione popolare
per la sospensione immediata di tutte le esercitazioni militari in Sardegna
Siamo talmente abituati, ormai, a veder scorrere immagini di guerre e sterminio che diventa perfino difficile farci caso. Molte delle armi usate per produrre quella distruzione, infatti, sono sperimentate nei poligoni sardi. Questo fa di noi, le prime vittime e primi complici di questa follia umana.
Siamo vittime, perché la nostra isola è occupata da circa il 70% delle servitù militari di tutta l’Italia: sono interdetti permanentemente 24.000 ettari di territorio sardo contro i 40.000 totali in Italia; ai 24.000 ha vanno aggiunti altri 12.000 ha ettari gravati da servitù militari (nonostante le leggi 898/76 e 104/90 per il riequilibrio dei gravami militari).
Questi numeri fanno della nostra Isola la regione più militarizzata d’Europa, delle nostre popolazioni le prime involontarie ed inconsapevoli cavie, con la negazione dei più elementari diritti alla sicurezza e alla salute, nonché con l’impedimento a realizzare qualsiasi altra forma di economia basata sui nostri reali bisogni e sul rispetto dell’ambiente.
Siamo complici, invece, ogni volta che lasciamo scivolare nell’indifferenza questi dati e queste attività; siamo complici quando facciamo finta di non sapere che dietro ogni attività militare ci sono territori inquinati e vite spezzate dalla violenza. E Noi non vogliamo essere complici!
• Non è più tollerabile, che l’unica risposta fornita dalle Istituzioni preposte alla salvaguardia della nostra salute, abbia come finalità unica quella di tranquillizzare e convincere tutti che gli impianti militari non creano nessun tipo di problema.
• Chiediamo perché non esistano sistemi di monitoraggio ambientale e perché non sia mai stata realizzata un’indagine epidemiologica seria; chiediamo perché la commissione sanitaria regionale competente, non dia segni di attività; chiediamo perché non venga istituito un registro dei tumori e non si rendano pubblici i piani d’evacuazione dei porti nucleari; chiediamo perchè non sia mai stata programmata una bonifica dei territori bombardati.
• Ci domandiamo perché il nostro diritto alla salute e ad un futuro dignitoso sia considerato dallo Stato Italiano meno importante degli interressi economici dei fabbricanti d’armi.
Chi cerca di giustificare la presenza delle servitù militari con l’argomento del lavoro, giustifica anche l’esproprio e la distruzione del nostro territorio per la sperimentazione di armi, con conseguenze ignote o ignorate. La rovina che i trafficanti e i produttori di armi, con la loro fame di profitto, spargono per il mondo, ci rende la retrovia di questa guerra contro l’umanità combattuta in nome del danaro.
Quello che viene colpito non è solamente il nostro diritto alla salute e allo sviluppo, ma la nostra dignità di uomini e di popolo, la nostra idea di un’isola, posta al centro del Mediterraneo, come luogo di fratellanza tra i popoli.
Non possiamo non rilevare la positività dell’impegno espresso dal presidente della Regione per costringere lo Stato Italiano e le autorità militari a rinegoziare l’entità delle servitù.
Mentre il popolo sardo e le sue Istituzioni Regionali chiedono a gran voce che finiscano questi gravami come risposta, il Ministero della Difesa, non tiene conto dei pareri negativi che il Comitato paritetico ha espresso e, ennesima beffa, riprende in grande stile le esercitazioni militari e progetta un sensibile ampliamento delle basi e dei poligoni sardi.
L’esperienza storica di Pratobello, rende evidente che lo strumento più efficace per fermare la mortificazione cui il nostro popolo è costretto, è una concreta e diffusa mobilitazione popolare, da portare avanti con tutti gli strumenti necessari.
Per questo chiediamo a tutte le donne e gli uomini, che hanno a cuore il futuro della nostra terra e del nostro popolo, di dare un altro segnale forte della loro volontà, firmando questo appello.
Solo con una forte presa di posizione di tutti gli abitanti della Sardegna si può porre un limite a questo scempio !!!
Condividono e si fanno promotori: Comitato popolare di difesa ambientale Sarrabus Gerrei CPDASARR, Comitato Tutela Ambiente Escalaplano, Collettivu Barbagia Reverde Gavoi, COCIS La Maddalena, Comitato Tonarese contro le basi militari,Teulada Libera, Gettiamo le Basi, Ass. Orrea San Vit